LA MADONNA DI COSTANTINOPOLI

 

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a Beata Vergine Maria di Costantinopoli è la protettrice di Portocannone. All'interno della chiesa dei SS. Apostoli Pietro e Paolo, sono conservati sia il dipinto in olio su tela sia la statua in gesso della patrona. quadro_madonna_1 Quadro della Madonna di Costantinopoli

In base al racconto tradizionale, il dipinto della Vergine di Costantinopoli rappresenterebbe l'unico retaggio, insieme alla lingua arbëreshe (o italo-albanese), di una terra ormai lontana e, per questo è sia oggetto di venerazione per tutti i fedeli del paese, sia l'ambìto trofeo della tradizionale "corsa dei carri" che si svolge ogni anno nel paese - il lunedì dopo la Pentecoste - a ricordo della venuta in Italia. Infatti, si narra che i profughi albanesi abbiano portato con sé la tela, lungo tutto il viaggio migratorio, chiedendo alla Vergine protezione e aiuto durante l'odissea oltremare.

A metà degli anni Settanta del secolo scorso, la chiesa madre fu sottoposta a restauro dall'allora parroco don Matteo Paoletti, il quale avvertì la necessità di rinnovare anche il dipinto della Vergine, che da lungo tempo giaceva ricoperto da una spessa patina di polvere. L'opera di restauro della tela fu affidata a padre Francesco Guerra, parroco della chiesa della Madonna delle Grazie di Termoli (CB), in quanto profondo conoscitore delle opere d'arte nazionali ed internazionali e direttore di un laboratorio di restauro.

Durante la fase di restauro, padre Francesco espresse le proprie opinioni - ad un suo collaboratore di allora, Antonio Antonucci - in merito alla datazione e attribuzione di paternità dell'opera: è un quadro del 1600, attribuibile alla Scuola napoletana di Francesco Solimena (1657-1747), in quanto la figura del bambino Gesù, ritratto tra le braccia della Madonna non è perfettamente armonica nelle forme e, per questo, l'artista che lo realizzò doveva essere un allievo della Scuola pittorica napoletana; mentre, l'intervento del maestro si nota nei ritocchi apportati alle mani e al volto della Madonna. L'opera di restauro durò oltre venti giorni e passò attraverso numerose fasi: lo smontaggio e la ricostruzione del telaio, la foderatura, la fissatura del colore, l'incollaggio, la pulitura con alcool, la scrostatura delle parti più vecchie, il ritocco delle parti mancanti, la rifinitura e, infine, la brillantatura con vernici trasparenti.

Successivamente a questo intervento non sono state apportate altre migliorie ed è possibile ammirare la tela nella sua collocazione sulla parete dell'altare della chiesa. 

quadro_madonna_1 Quadro della Madonna di Costantinopoli

La statua della Vergine di Costantinopoli è composta, nella parte superiore, da un busto in gesso che poggia su una struttura in ferro circolare su cui sono montate numerose doghe in legno; l'abito della Madonna è composto da una lunga e ampia gonna di colore rosso, da un corpetto a maniche lunghe dello stesso colore, da un ampio colletto bianco che scende sulle spalle e da un lungo mantello celeste. I colori degli indumenti stanno a simboleggiare - secondo la tradizione religiosa - rispettivamente, la natura umana originaria di Maria (rosso) e la natura divina a cui è ascesa (celeste). Inoltre, i ricchi ricami dorati di cui si fregiano gli abiti richiamano decorazioni bizantineggianti a ricordo delle radici religiose di tradizione greco-bizantina che un tempo caratterizzavano la popolazione portocannonese. Anche la figura del bambino che la Madonna ha in braccio ricalca l'abbigliamento della statua materna, sia nelle decorazioni che nel modello dell'abito.

Con tutta probabilità, la paternità della figura è attribuibile a maestranze napoletane del XVIII secolo, che operavano nel sud d'Italia su ordinazione; infatti, l'aspetto della statua della Madonna di Costantinopoli risulta identico a numerose altre statue, raffiguranti la Vergine, disseminate in varie comunità del meridione d'Italia, in particolare, nelle comunità arbëreshe di Spezzano albanese (Cs) e di Barile (Pz), oltre ad una similitudine nell'aspetto della statua, è possibile notare molte affinità anche nelle decorazioni e nel modello degli abiti.

 

L'articolo è stato curato integralmente da Maria Luisa Pignoli.